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Il packaging e le bio-plastiche
Il packaging sostenibile

Il mercato delle bio-plastiche negli ultimi anni ha mostrato un netto trend di crescita, e in svariati ambiti applicativi presenta ancora ampi margini di sviluppo. A rafforzarne il potenziale, è il contributo che tale comparto è in grado di offrire alla transizione verso un modello di economia circolare.

L’Italia è da sempre uno dei principali Paesi che sperimenta e utilizza tecnologie “bio” in ambito packaging. Il trend di crescita continua di utilizzo e sviluppo di materiali bio sempre più sofisticati evidenzia l’importanza di abbracciare un’innovazione “naturale”nel mondo degli imballaggi.
In Italia, in base alle prime stime disponibili, nel 2019 la produzione di bio-plastiche ha registrato un tasso di crescita superiore al 5% attestandosi intorno alle 93.500 tonnellate (contro le 88.500 tonnellate del 2018).
Analizzando la destinazione d’uso di questi materiali, al primo posto troviamo i sacchetti per il trasporto di merci (62%), seguiti dai sacchetti ultraleggeri per il confezionamento dei prodotti sfusi (17,5%); il 20,5% risulta ripartito tra i sacchi per la raccolta dell’umido (15%) e altri film (3%) come ad esempio quelli impiegati in agricoltura; la restante porzione comprende stoviglie monouso, imballaggi alimentari (es. vaschette) e personal care (2,5% in totale).

Imbal Line da sempre è attiva nella ricerca e sviluppo di materiali innovativi. La nostra azienda ha infatti, brevettato il “film estensibile IBIAM”, un film ecologico che permette un utilizzo di 2/3 in meno di plastica rispetto ad un film estensibile standard. Inoltre al risparmio ecologico si somma il risparmio in termini economici generato dal minor utilizzo di materiale, calcolato intorno al 30%.

Per quanto riguarda il riciclo il settore del packaging segna un altro successo: i dati forniti da Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi a cui aderiscono oltre 850mila imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi) infatti inseriscono il nostro Paese tra i più virtuosi in Europa, a ridosso della Germania, con oltre 9,2 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggi industriali avviati al riciclo. Un traguardo molto importante se si pensa che nel 1998 solo un imballaggio su 3 veniva recuperato, oggi sono 4 su 5 quelli che non finiscono in discarica e le cui materie prime vengono reimmesse nel ciclo produttivo.L’importanza del tema del riciclo (se ne è parlato alla recente Economic Packaging Conference importante appuntamento per il mercato del packaging) è d’altra parte il fulcro di quel concetto di economia circolare a cui l’UE ha recentemente introdotto un pacchetto di importanti novità. Il pacchetto fissa tra l’altro al 65% il riciclo dei rifiuti di imballaggi entro il 2025 (70% entro il 2030).

Gli imballaggi del futuro: imballaggi commestibili, imballaggi intelligenti, imballaggi solubili in acqua.

Sono molto interessanti le novità in arrivo grazie alle tecnologie che riguardano proprio il design, la forma del packaging e la possibilità di ridurre il materiale risparmiando spazio. Ecco per esempio l’imballaggio commestibile: ispirandosi a una semplice mela un team di ricercatori dell’Università di Harvard ha creato una tecnologia chiamata Wikicell che consente di creare imballaggi alimentari commestibili. Ci sono poi gli imballaggi intelligenti, i ricercatori dell’Università del Connecticut, la Rutgers University, con il supporto di Kraft Foods hanno inventato una “lingua elettronica” che è in grado, grazie a speciali sensori, di far cambiare colore alla confezione quando il cibo si deteriora. Un altro prodotto rivoluzionario inventato da MonoSol per i fast food è l’imballaggio solubile in acqua, un packaging totalmente biodegradabile quindi, utilizzabile anche per alimenti.

Il bio-packaging e il mondo del riciclo sono in continua evoluzione, un’evoluzione che presenta enormi possibilità di sviluppo che dovranno essere abbracciate ed integrate alle soluzioni attualmente utilizzate per innovare e salvaguardare l’ambiente.


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